Il CREI appoggia la lettera dei volontari di Diritti Insieme rivolta al Ministro Piantedosi, di cui vi allegghiamo il testo.
LETTERA APERTA
al Ministro degli Interni
Dr. Matteo Piantedosi
Ministro Piantedosi,
siamo un gruppo di volontari che opera in un’associazione a Monza, Diritti Insieme, nata per integrare i cittadini stranieri che arrivano in Italia.
Insegniamo loro la lingua italiana e questa è un’esperienza che ci arricchisce e ci rende più consapevoli del fenomeno migratorio.
Abbiamo ascoltato tante storie, tanti vissuti, molto spesso dolorosi. Gente che arriva da paesi dove ci sono guerre, distruzioni, miseria, persecuzioni…
Ci piacerebbe fargliele ascoltare queste storie perché aiutano a conoscere, a capire, a riflettere, senza giudicare.
Di fronte a certi eventi così tragici (ne sono accaduti già troppi), e ora di fronte a quello che è accaduto sulle coste della Calabria, sentiamo che non possiamo tacere, soprattutto dopo le sue dichiarazioni.
Siamo indignati per quello che ha detto.
Simo feriti, a nome dei tanti morti e dispersi di Cutro che non hanno nemmeno meritato il rispetto delle nostre istituzioni. Rispetto significa anche riconoscere la drammaticità di una strage di migranti. Una strage che non può avere come riferimenti l’educazione e la responsabilità. Come se la disperazione, che spinge a partire, fosse una colpa, o frutto di maleducazione e irresponsabilità!
Com’è possibile esprimersi con tono moralistico, che è apparso a tutti cinico, di fronte a tanti morti? Quello che lei ha detto ci ha lasciato senza parole…
Nella nostra esperienza di volontari di Diritti Insieme abbiamo imparato quanto è importante mettersi nei panni di una persona che non ha avuto tutte le fortune che abbiamo avuto noi. Senza sentirsi “superiori”… In fondo che merito abbiamo? Nessuno.
E loro, i tanti migranti che rischiano la vita, che torto hanno quando si mettono in viaggio per scappare da una vita che noi nemmeno immaginiamo? Un migrante afghano intervistato a Cutro dalla televisione ha detto: “Noi scappiamo dalla morte per fame, per guerra… rischiamo la vita per provare a vivere da un’altra parte…”. Che diritto abbiamo noi di giudicare? Nessuno.
Ora lei afferma che le sue parole sono state fraintese e strumentalizzate ma questo non basta a coprire la gravità di ciò che ha detto.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1940, Salvatore Todaro, un militare italiano comandante di sommergibile, avvistò e poi affondò una nave (nemica) durante una missione al largo di Madera. Dopo l’affondamento raccolse tutti i naufraghi (nemici) e li portò in salvo. Tutti.
Un ammiraglio tedesco, criticandolo molto severamente in tono sarcastico, gli chiese se per caso credesse di essere un Don Chisciotte del mare.
Lui rispose: “Sono solo un uomo che si porta sulle spalle duemila anni di civiltà.”.
Capisce Ministro, cosa dà onore a una persona e la rende degna di rispetto?
Sentirsi portatrice di civiltà e agire di conseguenza.
Un gruppo di volontari di Diritti Insieme
CGIL Brianza - Monza